I Cani Aborigeni dell’Asia Centrale

I Cani Aborigeni dell’Asia Centrale

 

 

Bella femmina

 

Un cartello arrugginito sulla sponda orientale dell’East Alligator River, nella Terra di Arnhem in Australia, dà il benvenuto ai pochi intrepidi che si inoltrano all’interno, nelle “terre aborigene” dell’isola continente, con questa frase: 

                                     “We survived!”…Noi siamo sopravvissuti!
 In chiaro riferimento alla travagliata storia dei popoli aborigeni australiani.
 “Ab origine”: “fin dall’origine” è un termine utilizzato per i nativi dell’Australia ed è strettamente legato alla storia di quel paese ed al suo popolo, il significato è lo stesso identico della parola “indigeno”.
In modo discutibile gli appassionati e gli studiosi russi hanno adottato questo appellativo in riferimento ai Cani da Pastore dell’Asia Centrale.
In questo campo gli “aborigeni” sarebbero quei soggetti nati e cresciuti attraverso il susseguirsi di tantissime generazioni, nel loro luogo d’origine.
Famiglia di giovani pastori tagiki
Giovane maschio
L’aboriginalità, o il grado di appartenenza ad un determinato ambiente (ecosistema aperto) è da intendersi come  una “pausa” di tempo molto lunga, tra una migrazione ed un’altra, di una specie su un territorio; un lungo periodo di permanenza in un posto di una popolazione vedrebbe nascere individui  aborigeni.  
 Seguendo il pastore sull'asino...
Nel mese di giugno del 2010, all’alba, le valli di alcuni tra i pascoli più alti del mondo erano immerse nella foschia, si scorgeva solo un breve tratto del sentiero che ci portava sempre più sù… un latrato rompeva il silenzio ed un velocissimo cane guardiano di gregge sbucava dalla luce caliginosa…
In ascesa verso i pascoli alti...
Con la
Tuttavia qui eravamo nel cuore dell’Asia  e non in Australia. 
Maschio
L’immancabile commento fu che gli animali, velocissimi, erano “spuntati dal nulla”.
Quando ci si reca in un paese centroasiatico alla ricerca dei grossi molossi descritti ed allevati in Europa e nei Paesi dell’Est, si rischia di rimanere “delusi”.
Eppure l’Asia Centrale è “uno zoo alla fine del mondo”…Leopardi delle nevi, orsi, lupi, antilopi, cammelli selvatici, aquile e saighe: sono centinaia le specie che abitano questi posti “tra la steppa e le montagne che toccano il cielo”.
 Maschio
 Mansur e colleghi...
I Cani Aborigeni dell’Asia Centrale, quelli che si trovano al fianco dei pastori, in paesi come Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan, Afganistan e Kazakistan, sono guardiani primitivi, e qui, hanno nemici ben noti:  i predatori, i parassiti e i predoni.
Se comparati alle razze riconosciute dalla FCI e dai vari club europei e russi, questi sono di dimensioni e taglia ridotte, non presentano molti caratteri molossoidi (ammessi dallo standard di razza redatto dalla Federazione Cinofila Russa), hanno alcuni tratti in comune con i cani selvatici, e a prima vista possono sembrare molto eterogenei.
 Cucciolone
 Bellissimo
 Quattrocchi
Come è già successo altre volte, ci troviamo così di fronte ad una “spaccatura” di notevole importanza: tra il tipo selezionato dalla cinofilia, che è una razza russa, ed un cane da pastore guardiano, piuttosto diverso, che è il centroasiatico nativo di quelle zone.
Il problema di comprendere quale sia il giusto “tipo” dipende da chi pone la domanda. 
 Taigan
“Così volevi vedere com’è la dura vita di chi lavora sul campo?” mi dice Mansur Tanokov, il pastore del Tagikistan che ci ha portato con lui, mentre aspettiamo il suo amico Uzbek, che è disceso con Elena e Nikita in un dirupo alla ricerca di una tana di lupo da mostrarci. 
Mansur e Uzbek a caccia di lupi
Impronta di un lupo
Qui sono proprio i lupi il nemico numero uno, e spesso il confine territoriale tra i cani e il “re dei canidi” è veramente molto sottile. Quando ci si sposta con il gregge dalla steppa alle montagne, durante il periodo estivo, anche loro si spostano in cerca di prede e magari prendono di mira il bestiame.
Gli animali che faranno ritorno alla coshara in autunno saranno quelli più forti!
 Cucciolo
Mentre uno standard redatto da cinologi cerca di descrivere dei limiti a cui attenersi per avere dei cani “funzionali”, la selezione naturale non ha bisogno della competizione o del miglioramento. Questa agisce più come un “poliziotto” che come un “ingegnere”. 
In Europa il termine selezione viene utilizzato come parola in codice per dire “perfezione”. E’ un termine che dovrebbe essere usato con cautela.  Alcuni la vedono come una freccia del tempo biologica: una tendenza inesorabile a migliorare e a “mettere in ordine”… tipo, sottotipo, etc.
E’ un modo di pensare, a mio avviso, troppo ottimista. Nella selezione naturale buona parte della vita deve lottare per mantenere le sue “posizioni”.
 due guardiani nei dintorni di un accampamento
Molti allevatori moderni, utilizzano invece una sorta di “selezione controllata” con accoppiamenti calcolati, tenendo conto principalmente del fattore “estetico” e sono stati utilizzati alcuni soggetti aborigeni per aumentare l’eterozigosi in alcuni casi o per cercare un diverso colore del manto e seguire la “moda” del momento.
“L’ordine” viene così mantenuto in modo molto rigido, omogeneo nel tempo e dogmatico, grazie all’interpretazione di uno standard scritto che tiene conto di una “media” fenotipica basata su un certo grado di uguaglianza, metro di valutazione prediletto dai giudici di ring alle Esposizioni.
Si sente spesso parlare di bellezza funzionale, e si utilizza questo termine come una giustificazione a quella selezione che va verso un’estenuante ricerca di alcuni caratteri “morfologici distintivi” che servono più per rendere una razza commerciale che per “forgiare” un cane da lavoro.
La bellezza funzionale la si può ammirare quando per “funzione” si intende il raggiungimento di uno scopo reale. 
Ma i cani da pastore aborigeni dell’Asia Centrale sono ben altra cosa e per capirne a fondo l’essenza è giusto comprendere qual è il loro ambito.
A dispetto di ciò che si crede l’ecosistema di questi ambienti è attuale, lo si ritrova ancora oggi, per certi versi ancora intatto.
Bellissima femmina fulva
In Occidente, le mutevoli fortune dei grandi predatori e delle loro prede, negli ultimi due secoli, hanno visto una vittoria travolgente della specie che “spara con il fucile”.
Il fucile ha rimpiazzato, in molti casi, il cane custode così come l’elicottero da soccorso alpino ha fatto sì che i cani da montagna di S.Bernardo diventassero “da compagnia”.
Spostamenti
Il problema si pone quando perdiamo il contatto con l’ambiente, le sue prede e i suoi predatori.
In un’escursione in Asia, durante una passeggiata “fuori dal tratturo” mi feci un’ idea di come dovevano essersi sentiti quelle prede e quelle greggi prima dei fucili: me ne stavo lì al tramonto come un “agnello indifeso in un posto che sapevo pieno di insidie…”
Eppure, lì vicino, un giovane tagiko insieme ai suoi cani e armato di nient’altro che un bastone era tranquillamente in piedi a custodire un gregge di pecore. 
I predatori, lo sapevano bene, lo guardavano in modo diverso, e tutto perché quei cani e quel ragazzo e i loro antenati non avevano mai perso il contatto, mai dimenticato le regole del gioco. 
Questi sono quelli che noi oggi chiamiamo “gli aborigeni” sono i cani da pastore guardiani che ancora conoscono molto bene queste regole, che non hanno perso il rapporto con il loro ambiente.
Giovane pastore al lavoro
Tende del nostro campo
La vita pastorale in Asia Centrale ha ancora a disposizione un territorio molto vasto. Quei luoghi sono remoti, si è lontani da qualsiasi insediamento anche piccolo e il cavallo o l’asino sono l’unico mezzo di trasporto. 
Intere famiglie, tribù di pastori nomadi si spostano tra montagne molto alte. E’ qui che le pecore dal lipoma caudale pascolano. I cani sono sempre intorno agli insediamenti, alle greggi, vivono quasi come degli animali selvatici, parte integrante di un ecosistema. In questo mondo l’orso e il lupo sono ancora i nemici di sempre.
 Le pecore
 Bambina al campo (pascoli estivi)
In un progetto di allevamento di questi cani che si rispetti, bisognerebbe “poter sentire” un pochino di quel “contatto”. 
Se vogliamo mantenere il vigore di questi animali dobbiamo quantomeno utilizzarli per la guardia, insieme ad altri animali, quotidianamente e in un ambiente il più idoneo possibile.
Gli aborigeni non conoscono quello che noi oggi diamo per scontato: la loro dieta non è fatta di crocchette e integratori, mangiano quello che possono e quando riescono. 
Non hanno mai avuto le nostre cure veterinarie e nel loro luogo d’origine lottano costantemente con parassiti interni ed esterni ormai rari in Occidente.
 Dieta bilanciata!
Il Cane da Pastore dell’Asia Centrale “Aborigeno” pur essendo fisicamente più contenuto nelle dimensioni, non è meno impegnativo da gestire… 
E’ molto caratteriale e non teme chi non conosce; una sua aggressione, se non indotta da addestramento (non trovo giusto istigare questi cani per il classico “attacco al figurante” da prova di difesa, non è quello che fanno i pastori), è più simile ad un attacco da “cane selvatico” che tende a mordere più volte, tornando indietro sull’obbiettivo, senza paura. 
Con la crescita capita che i cuccioloni attraversino una “piccola fase predatoria” nei confronti del bestiame, l’ontogenesi dovrebbe ricapitolare la filogenesi, anche nel comportamento, ed è per questo che i piccoli di un cane così primitivo vanno ben impregnati con gli altri animali. Una volta adulti, difenderanno il gregge con ardore.
 Tagikistan...
 Simpatiche tigri...
Una recinzione di due metri di altezza del giardino di casa può non bastare. Il cane potrebbe saltarla in un balzo, data la sua struttura e agilità. E, specialmente al crepuscolo, decidere di andarsene da solo a caccia di cibo…
Tutto ciò che si guadagna implica qualche perdita da una o dall’altra parte, in un inevitabile “rovescio della medaglia”…
Un cane indigeno preserva ancora molte caratteristiche del “verso naturale” di questa medaglia, mentre un cane di razza selezionato in un allevamento si distinguerà sicuramente per taglia e bellezza. Quest’ultimo, sicuramente più appariscente potrebbe però aver perso molte capacità utili alla sua funzione primaria. 
 Femmina nell'erba alta
Con un’idea volta sempre più alla conservazione delle caratteristiche primitive dei nostri cani, invito tutti ad una più profonda riflessione.
Mi auguro si formi presto una coscienza collettiva, soprattutto tra gli allevatori, di più ampie vedute, che esuli dal richiamo di “vendere e basta”, più coraggiosa, pronta a rischiare accoppiamenti con soggetti veramente funzionali. Spero che non ci si accontenti di “rinsanguamenti” che vedono un campione di bellezza da una parte e, un cane indigeno importato dall’altra. 
Cucciolone bianco
Cucciolo
Il cane “aborigeno” discende dal suo ambiente e dai suoi genitori, che hanno vissuto insieme alle greggi ed ai pastori, a livello ecosistemico.  
Tagikistan 2010
Tagikistan 2010
Gli animali che faranno ritorno alla coshara in autunno saranno quelli più forti, i sopravvissuti… 
Canidi guardiani, primitivi, figli di una popolazione che esiste, da millenni. 
Figli dei cani “aborigeni” dei pastori nomadi e del loro arduo cammino.
Io e Uzbek
 Fotografie e testo di Francesco Spiaggia