…E’ valsa la pena affrontare tanti rischi, tante difficoltà che nessun altro appassionato in Italia aveva mai affrontato direttamente?
La mia risposta a questa domanda è che non c’era altra scelta.
Accoppiare un aborigeno con un CAO equivale ad incrociare due “razze” diverse.
Valutati i pro e i contro, la riproduzione da soli soggetti nativi si è rivelata un’impresa largamente positiva e ricca di promesse per il futuro.
Così negli ultimi cinque anni, abbiamo deciso di allevare i figli diretti dei veri cani da pastore asiatici tagiki, e questa è stata un’avventura bellissima anche se difficile e controcorrente.
Gli “aborigeni” sono cani scomodi per chi alleva in maniera convenzionale: lo spirito selvaggio non si può chiudere sempre in un recintino. Qui, per farli sentire a casa, abbiamo un piccolo gregge, colline, boschi, una riserva di milleduecento ettari dove possono spesso correre.
Non pensiamo sia giusto ridurli a soggetti da expo, o peggio, ai soli scenografici “attacchi al figurante” ultimamente sempre più pericolosi, sempre più in voga con questa razza.
I nostri cani tagiki sono guardiani eccellenti che non necessitano pubblicità e, che con un impegno enorme da parte nostra, sono stati tutti ceduti ad estimatori che hanno un ambiente idoneo e le giuste competenze per poter convivere insieme a loro.